Donare il sangue e sviluppare un piano di marketing sociale possono apparire a primo impatto due azioni molto diverse, quasi opposte. In realtà , sono più collegate di quanto sembri.
Partiamo dall'inizio. Cos'è il marketing sociale?
Philip Kotler è il pioniere del marketing sociale, disciplina nata nel 1971 e intesa come l'insieme delle tecniche e strategie di marketing impiegate per influenzare un gruppo target ad accettare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, al fine di ottenere un vantaggio per i singoli individui o la società nel suo complesso.
Applicando questa definizione teorica al caso in questione, il comportamento volontario che si vuole indurre ad accettare è divenire donatori di sangue al fine di offrire una possibilità di vita a coloro che necessitano di trasfusioni.
Per far in modo che questo comportamento venga adottato non è sufficiente proporlo ma occorre sviluppare un vero e proprio piano marketing che comprenda le famose 5 P: product, price, placement, promotion e partner.
A differenza del marketing commerciale, in cui il fine ultimo è la vendita, il marketing sociale punta a generare un cambiamento di atteggiamento e di comportamento - in positivo naturalmente - da parte delle persone nei confronti di un tema sociale.
Alle spalle di ogni battaglia per una causa sociale, dovrebbe essere sviluppato un piano di marketing sociale che rappresenti lo scheletro dell'intera operazione. Senza un supporto scientifico e basato sui dati, risulta molto complesso impostare un lavoro specialmente se riguarda argomenti che stanno a cuore alle persone e su cui sono sensibili.
È interessante e allo stesso tempo sorprendente come i principi del marketing, disciplina solitamente utilizzata dai brand per generare incassi e profitti, siano uno strumento così versatile da essere impiegati nella diffusione di messaggi di impatto sociale utili agli individui singoli e alla società .